Nome Teoria: L’uomo è chiuso in un cerchio
geometrico
Abbreviazione Teoria: Teoria
Geometrica
Simbolismo: CerchioImmorale
Campi di studio: esistenzialismo, ragione,
coscienza, uomo e natura, etica, simbolismo e comportamentismo.
Anno: dal 2009 a oggi
Racchiusa nel saggio: Le finestre dei
pensieri
Saggio “Le finestre dei pensieri” composta
da: dieci
capitoli (in questi capitoli è analizzata la teoria geometrica)
Citazione che rappresenta lo studio
intrapreso: “L’interesse è l’arché dell’inconcepibile umano”.
La teoria dalla sua genesi e al suo significato:
L’impostazione di una “Teoria Geometrica” iniziò dal lontano 2009,
quando mi trovai durante il mio percorso universitario, a studiare le
fondamenta del pensiero filosofico che successivamente divenne fonte della mia
speculazione filosofica. Da qui, nacque l’esigenza di ricercare un principio-fondamentoche fungesse da
generatore imperituro di ogni mio “postulato”.
Dopo anni, di osservazioni e studio, arrivai alla conclusione che si trattava
semplicemente dell’insieme tra: Simbolismo; etica e comportamentismo. Questo è
da allora il mio campo di ricerca che si accentra nello studio del comportamento
dell’uomo. Studio la sua crescita, la sua espansione, la sua presenza nel mondo
e il suo modo di vivere nel tempo. Studio, quegli elementi che credo siano
fonte di un simbolismo imperituro nell’uomo. Tengo fede alla parola greca Ethos
(ἦθος), che sta a significare: costume, comportamento, consuetudine.
In tutto questo, nasce la mia “Teoria Geometrica” che si propaga su un
forte malessere dell’uomo, e su quelle sensazioni che egli ha conseguito nel
tempo. La teoria, è stata in maniera non del tutto analitica, sviluppata nel
saggio “Le finestre dei pensieri” che ho pubblicato con la Booksprint nel 2011.
In questo saggio, il termine “geometria” appare nel capitolo sulle finestre
dell’imperialismo, e spiega in parte il culmine dell’azione dell’uomo. Colgo, l’occasione per spiegare che il saggio
“Le finestre dei pensieri”
si aggira intorno alla metafora della finestra temporale sui pensieri
dell’uomo. Il saggio, studia ciò che c’è dietro al pensiero ed esprime una
forma di comportamento non naturale dell’uomo. Descrive il tutto, con una
carrellata di teorie o supposizioni che in realtà hanno un fine comune, ossia,
quello di delineare le fondamenta della mia “Teoria Geometrica”.
Teoria Geometrica:
Per prima voglio precisare che la denominazione “teoria geometrica” è solo una mera abbreviazione per agevolare il
riconoscimento della stessa. In realtà, la teoria prende il nome di: <<L’uomo è chiuso in un cerchio geometrico>>.
Essa è rappresentata anche da una raffigurazione che scandisce lo status del
ragionamento. Tale raffigurazione prende il nome di: <<Cerchio Immorale>>.
Spiegazione temporale:
Dopo aver chiarito i caratteri della sua genesi, è giunto il momento
di delineare in breve i caratteri fondamentali della teoria.
Dall’analisi dell’azione dell’uomo
si è arrivati alla conclusione che egli vive condizionato dalla sua esistenza.
Tale condizionamento l’ha portato ad arricchire quelle azioni identificate
nella pressione, nella schieramento, nell’interesse e nel sublime concetto
dell’immortalità. Egli è condizionato, nonostante la sua evoluzione, da questi
elementi che non gli permettono di vivere meglio il suo tempo.
Nel grafico, sono evidenziati tutti gli elementi sopra menzionati ed
essi si uniscono per formare la condizionatezza
dell’uomo moderno.
Consideriamo dapprima che la forza dell’agire per l’azione di un
singolo individuo, a volte è più determinante del resto delle annotazioni perseguibili.
In tal caso, si determina un movimento circolare
definito irregolare. Questo movimento, delinea successivamente, la visione
di un “Cerchio Immorale” che ha
definito, secondo il mio punto di vista, i caratteri del mondo umano. La visione è sia visibile e sia non
visibile, poiché si tratta il più delle volte di un cerchio che potremmo
definire trascendentale e per questo non sempre disponibile.
All’interno del cerchio, sopra rappresentato, si ha un movimento
legato all’azione dell’uomo non regolare. Infatti, il nucleo centrale del
cerchio è dato da quella che è chiamata “espansione”.
Ciò si riferisce alla accrescimento dell’uomo durante i suoi lustri terreni e
al suo predominio del mondo. Il nucleo centrale fornisce le informazioni agli
altri elementi che delineano l’azione dell’uomo. La parte bassa del cerchio, è
caratterizzata dall’evoluzione da
una parte e dall’altra lo schieramento.
Dall’altre parte, l’uomo si evolve nel quotidiano
per schierarsi successivamente dinnanzi a qualsiasi enunciato. Nella
parte alta del cerchio, si ha l’immortalità
che è data dal quel sentimento di onnipotenza ravvisabile in ogni uomo. Il
nucleo centrale del cerchio, però è anche composto da pressione e interesseche fungono da pilastri per il predominio
dell’uomo. L’insieme di questi elementi è
data dal movimento generato per prima dalla schieramento, successivamente dalla
pressione che unisce l’interesse che a sua volta unisce l’immortalità. Il tutto
culmina, nell’evoluzione dell’uomo. Sono
elementi tra l’altro che evidenziano una malessere incondizionato del nostro
tempo e generano un’azione immorale dell’uomo. Da qui, il nome di “cerchio
immorale”. Spiego il motivo di questa mia convinzione.
Prima convinzione: L’etica è moralità
La moralità sta alla base di ogni
percezione dell’uomo ed egli affronta la sua azione e il suo agire tramite
essa. Infatti, la morale è per definizione «diretta
norma la quale l’uomo agisce». Tutto è posto nell’uomo secondo un effettivo
credo morale. L’uomo vive freneticamente alla presenza della sua visione
morale. E di conseguenza in base alla sua moralità agisce. Il tutto però è
dovuto ai suoi comportamenti giornalieri mentre vive la sua normale routine. A
volte questi comportamenti sono dettati anche dal considerare un’azione che può
essere vista sia giusta e sia sbagliata. Detto questo, c’è da dire che il
termine morale deriva dal sostantivo latino “moràlia” che lo fa coincidere con l’etica. Ad ogni modo la legge
morale che attanaglia da sempre l’uomo è stata anche definita come se fosse
l’oggetto dell’etica. Per converso, tra il concetto di etica e quello di morale
non ci può essere a mio avviso disunione ma solo un’unione verso un unico
obiettivo, ossia, capire lo stadio dei comportamenti dell’uomo. L’etica studia
quelle che sono le virtù dell’uomo che Aristotele annoverava in: 1-
intellettiva (dianoetica) che bramava l’esercizio della “ratio essenti”; 2-
morale (etica) che indicava il dominio delle ragioni sulle coscienze sensibili.
In effetti, Aristotele non sbagliava e ci ha offerto una visione cosciente del
problema anche nei nostri giorni. Tutti noi abbiamo a che fare con la nostra
coscienza che ci compila le domande cui ogni giorno dobbiamo darle una
risposta. La morale è quella legge prettamente detta che ci condiziona la
nostra esistenza. Essa è una condizione non tangibile ma tecnicamente
probabile. Non è tangibile poiché essa è come tra l’altro annovera il grande
Aristotele, avviene dopo la fisica, ossia dopo tutto ciò che è nato da materia
e da una sostanza. La morale non è un ente che tocchiamo con mano, ma essa è
un’essenza della nostra vita. Essa è una guida spirituale del nostro cammino di
vita, è quello che Spinoza chiamava “Deus Sive Nature”, è quell’ente che per i
presocratici era l’arché (dal greco ἀρχή), in altre parole, il principio
originario del tutto.
Seconda convinzione: L’etica è condizione dell’uomo
Alla
fine dello studio sull'etica, sono arrivato alla conclusione che essa sia
l’ente che condiziona l’esistenza dell’uomo. Perché dico questo?Non
bisogna più pensare a un’etica tecnicamente arcaica con l’accesso solo a chi
vuole cimentarsi in tale amplesso dell’uomo. Bisogna spostare il giudizio
sull'etica ai nostri giorni. Basta girarsi intorno per capire cosa ha costruito
l’uomo in questi anni. Insomma bisogna dare uno sguardo moderno del problema.
Per farla in breve, io credo che il concetto di “ethos” e di tutti i suoi
derivati è da sempre associato allo studio dei grandi pensatori che diedero
lustro al mondo umano. Il mio intento qui è quello, però, di spostare l’orizzonte della ricerca verso un altro aspetto che è il
più fondamentale di tutti. L’uomo è
artefice e carnefice della sua stessa visione morale. Egli è fautore di
quel principio-fondamentoche
oggi si ravvede nel concetto d’interesse e in esso, trova la sua giusta
sistemazione. In effetti, io credo che: <<L’interesse è l’arché dell’inconcepibile umano>>. Tutto ruota
attraverso tale termine e tutto è condizionato dall’interesse. Si ama per
interesse, si sta in compagnia per interesse, si studia per interesse, si esce
con gli amici per interesse. Si guarda verso la società civile e soprattutto
verso la politica con interesse. Se la società civile ci offre qualcosa e la
politica anche, allora ci accostiamo ad essi, altrimenti diciamo che non ci
interessano perché non ci guadagniamo niente. L’interesse muove tutto e smuove
ogni passo della nostra vita. Oggi di
tali aspetti è detentrice la “massa” che ha il primato e manipola la menti di
tutti. In tal caso, questi aspetti sin qui studiati, si trasformano in una
manifestazione che trova il culmine nell’enunciazioni di luoghi comuni. Il più
delle volte non si riconosce neanche la provenienza di questi luoghi comuni ma
si annoverano sbandierandoli come se fossero il trionfo più grande della nostra
vita. Per capirci meglio. A oggi non è etico cimentarsi nelle problematiche che
accomunano l’uomo per cercare di raccogliere i frutti migliori e aspettare la
fioritura per raccogliere e crescere il fabbisogno che ogni uomo aspetta. Oggi
non è etico andare contro quel “mainstream”
che è ormai un fenomeno dilagante del nostro tempo. Oggi non è etico formulare
uno “stream of consciousness” che
possa scavalcare una diaspora tra un mondo irrisorio e un mondo conoscitivo.
Oggi invece conta prendersi il cellulare all’ultimo “grido”, la scarpa
all’ultima moda, vestirsi seguendo gli ”style” del momento e inseguendo miti
televisivi e programmi televisivi che hanno solo il compito di intrattiene re e
non di dare al pubblico un servizio utile. Ciò che è più facile dire è che
l’uomo ha perso la bussola della sua vita e del suo tempo e non riesce più a
ottimizzare al meglio quelle che sono le sue più ovvie necessità che da sempre
hanno stimolato la sua esistenza. Guardiamoci attorno e capiremo che forse è
ora di cambiare il “trand” che l’uomo
si è posto vivendo il suo tempo nell'era odierna.
Analizziamo le fonti del cerchio.
Pressione: La pressione è quell’elemento che generalmente
tiene in piedi un essere umano. Essa può essere alta o bassa a seconda degli
oggetti e delle persone. Nel caso di specie, la pressione è definibile in: a)
assoluta; b) relativa. La prima determina la fase in cui è esercitata. La
seconda determina la pressione differenziale che si cerca di percepire
nell’azione dell’uomo[1].
In tal caso, a mio avviso, l’uomo sarà sempre costretto a vivere sotto
pressione. Vivendo sotto pressione, agisce il più delle volte, senza alcun “ratio”, su quello che in quel momento
sta compiendo. Agisce considerando per giuste, l’azione che in egual misura gli
sono preimpostate dall’evoluzione del suo tempo e dal vivere del suo tempo. A
mio avviso, ciò ha predisposto un evoluzionismo al contrario che ha contributo
alla formazione al “degrado” della
società contemporanea che vive assecondando scelte già indirizzate e vive
secondo sillogismi già vidimati. La pressione, è a mio avviso, la chiave
dell’armonia umana. Un’armonia che si è persa nel tempo. Si ha la sensazione
che per via della pressione, l’uomo si sente a volte, fermo come un “manichino fermo e avido all’ascolto[2]”.
L’interesse: Tutto ruota attraverso tale termine e tutto è
condizionato dall’interesse. Si ama per interesse, si sta in compagnia per
interesse, si studia per interesse, si esce con gli amici per interesse. Si
guarda verso la società civile e soprattutto verso la politica con interesse.
Se la società civile ci offre qualcosa e la politica anche, allora ci
accostiamo ad essi, altrimenti diciamo che non ci interessano perché non ci
guadagniamo niente. L’interesse muove tutto e smuove ogni passo della nostra
vita. Oggi di tali aspetti è detentrice
la “massa” che ha il primato e manipola la menti di tutti. In tal caso, questi
aspetti sin qui studiati, si trasformano in una manifestazione che trova il
culmine nell’enunciazioni di luoghi comuni. Il più delle volte non si riconosce
neanche la provenienza di questi luoghi comuni ma si annoverano sbandierandoli
come se fossero il trionfo più grande della nostra vita. Da qui, <<L’interesse è l’arché dell’inconcepibile
umano>>.
Schieramento:
Nel saggio “Le finestre dei
pensieri” ho dato un’idea palese di tale concetto qui preso a specie. Infatti,
nel capitolo “Le finestre della natura umana” ho definito i caratteri dello
schieramento dal mio punto di vista. Riporto quanto già scritto nel saggio
menzionato.
(…..)L’uomo,
fondamentalmente, già dal momento in cui persegue un pensiero e lo rende
principio, si schiera o per questo principio o per quello. La sua vita è piena
di momenti in cui vale la pena schierarsi o val la pena non schierarsi. Si
schiera quando forma un pensiero, quando forma la sue organizzazione, quando
delinea le sue attività, quando freme per mettersi dinanzi agli altri. Si
schiera anche quando vuole a tutti costi proliferare enunciati, ma in realtà lo
fa solo per mettersi in prima linea e non vuole veramente dire qualcosa
d’interessante. L’importante è schierarsi, e mettere un’ ordine alla vera
realtà delle cose. Nel suo schierarsi vorrebbe che l’ordine proposto fosse
quello unico e universale e nella maggior parte delle ipotesi non accetta il
parere sfavorevole. Nel suo schierarsi è come se si mettesse dentro a delle
trincee per difendersi dagli attacchi dei suoi simili. Questi attacchi non sono
attacchi nel vero senso della parola. Essi sono enunciati che non viaggiano
nella stessa direzione di chi realmente si schiera. L’uomo che si schiera si
presta a formare pensieri che a lui sembrano perfettibili mentre ai suoi
interlocutori sembrano innocui. Schierandosi egli assapora l’ebbrezza di
esprimere il suo pensiero che a volte è un pensiero unico senza restrizione e
senza alcuna accettazione di critica. Egli non accetta la critica e non vuole
il giudizio da chi lo ascolta. Egli si schiera fedelmente e crede fedelmente
alle sue idee e ai suoi pensieri. Egli si schiera come se fosse sempre in un
continuo autodifendersi da attacchi che i suoi simili gli infliggono. Si
schiera quasi come se fosse allineato come i pianeti che formano il sistema
solare. Si schiera come se fosse allineato a un materialismo che è
espressamente una «tendenza ad apprezzare solo i beni materiali e i piaceri
materiali». Attraverso gli uni e gli altri l’uomo si schiera e si sente fiero
del suo dire e del suo fare. Si schiera senza tener conto, a volte, della
conseguenze. Si schiera vicino a qualsiasi enunciato e a volte si schiera
dietro a parole, frasi, enunciati, detti da pensatori e per i quali l’uomo in
sé e per sé si nasconde e si sente fortificato. Nella maggior parte delle
ipotesi non conosce né chi lo ha enunciato e eppure il motivo per il quale è stato
enunciato. Il materialismo fa schierare e lui si sente protetto. Materialmente,
usando gli oggetti più innovativi e le attività più in auge si sente forte e
invincibile. Egli usa il materialismo e si schiera con esso nella dama che
ospita la vita umana. Il gioco della dama prevede l’utilizzo di due giocatori.
L’uno è il materialismo e l’altro è l’uomo che si schiera. Si gioca con 24
pedine che si muovono da una sola casella alla volta. Si muovono in diagonale e
in avanti. Si possono mangiare gli avversari scavalcandoli. I pezzi mangiati
vengono posti fuori dalla dama e quindi sono scartati in maniera temporanea dal
gioco. Ogni pedina però rappresenta l’uomo. Sia quelle di colore bianco, sia
per le pedine di colore nero. Quindi si hanno 24 uomini diversi gli uni dagli
altri. L’unico elemento che li accomuna è il muoversi in diagonale e in avanti
per l’inerzia del gioco. Ognuno però si comporta in maniera diversa. Ognuno si
sposta verso la migliore posizione possibile. Spostandosi si avvicina all’altro
e lo osserva, ma colui che osserva si sente perfettamente unico e indivisibile.
L’altro si sposta e continua a fare lo stesso movimento. Uno si nasconde e
l’altro si manifesta. Quindi, abbiamo chi si schiera perché si vuole nascondere
e chi si schiera per rendersi manifesto. Chi si nasconde osserva e cerca di
capire le gesta e i pensieri che caratterizzano l’uomo. Chi si manifesta cerca
sempre di avviare una situazione che gli doni la possibilità di essere
osservato. Si manifesta perché vuole farsi notare. Paradossalmente, chi si
nasconde si sente bene a stare insieme agli altri. Chi si manifesta lo fa solo
per apparire. Schierandosi quindi, egli appare e manifestandosi si sente libero.[3]
Immortalità:
Dall’insieme di elementi come la pressione,
l’interesse e lo schieramento, nasce il sentimento
dell’immortalità. L’uomo vive il suo tempo, sentendosi onnisciente e
onnipotente. Si sente, generato da un ente che non determina in alcun modo il
suo perire. Si sente, per via della sua condizionatezzaespressa
in quest’articolo in lunghi tratti, immortale.
Si rende immortale, poiché nel suo dire, nel suo pensare, non è
possibile tracciare una linea retta, ma è possibile determinare il suo inizio e
non la sua fine. Vive in tal caso il suo tempo, all’interno di un lembo che gli
garantisce protezione nel tempo e nello spazio.
Evoluzione:
Dall’insieme di elementi come la pressione, l’interesse e lo schieramento,
l’evoluzione, nasce il sentimento dell’evoluzionismo. Il concetto dell’evoluzione
è stato delineato nel saggio “Le finestre dei pensieri”.
Nel capitolo denominato “Le finestre
dell’imperialismo” ho definito in caratteri essenziali dell’evoluzione
legata all’azione e all’agire dell’uomo.
Infatti, il capitolo recita:
(….) Si dimostrerà
storicamente partecipativo della propria evoluzione. Osservando la storia che
sin qui ha contraddistinto l’uomo, leggiamo tra le sue righe un certo grado di
colpa individuale, proiettata però dalle gesta di un solo uomo. Un solo uomo a
volte è in grado di dominare intere masse e di ottenere il dono della
partecipazione alle sue attività in maniera gratuita e genuina. In maniera tale
che colui che diventa beneficiario di tale amplesso, forse neanche assapora
l’agire provocato. L’agire nella storia focalizza e filtra quelle successioni
di eventi che non sono neanche spiegabili, ma del resto essi ci sono “qui e
ora”. Nell’agire della storia l’uomo non è più garante di se stesso ma è
garante della globalità, poiché la storia viene tramandata in anno in anno e
viene studiata per assaporare l’azione umana. La storia ci apre le finestre non
materiali che in realtà dovremmo essere in possesso di certificare, ma non lo
è. Non è facile aggregare unità di persone a condividere uno stesso ideale, ma
è più facile che essi usino la democrazia per riuscire a migliorare il loro
stato di bisogno. Un bisogno incondizionato e spregiudicato. Incondizionato,
giacché non ci sono limiti; spregiudicato perché oltrepassa anche il limite
stesso del non limite. Resta sempre da decifrare il perché un singolo individuo
riesca a manipolare un popolo[4].
L’evoluzione è il culmine di una teoria che evidenzia la condizionatezza dell’uomo. In tal caso,
aggiungo, che tutto questo, può essere considerato in una concezione di
simbolismo che vede l’uomo avvicinarsi a qualsiasi enunciato grazie a tale
fenomeno. Egli vede, simboli, in ogni azione che compie e con essi si identifica
per vivere il suo tempo.
Nel caso di specie, il simbolismo può essere a mio avviso, ravvisato
nella pura astrazione dell’identificazione del malessere che condiziona l’uomo.
L’uomo
è chiuso in un cerchio geometrico.
Ecco spiegata la mia
teoria geometrica.
[1] A.
Bagnato, Le finestre dei pensieri,
Booksprint, Salerno, 2011, p. 115
[2] A.
Bagnato, Le finestre dei pensieri,
Booksprint, Salerno, 2011, p. 119
[3] A.
Bagnato, Le finestre dei pensieri,
Booksprint, Salerno, 2011, pp 79-81
[4] A. Bagnato, Le finestre dei pensieri, Booksprint, Salerno, 2011, p.106
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