venerdì 2 maggio 2014

IL MOSAICO DEL BUON SENSO


È difficile affrontare, in una sola opera, tutto lo scibile umano, trattando in particolar modo le emozioni, le attitudini ed i comportamenti sociali. Al contrario, “Il mosaico del buon senso” offre una panoramica ben articolata e strutturata su argomenti di vario genere, illustrandoli in maniera spesso provocatoria e senza peli sulla lingua.
In questa miscellanea così sapientemente architettata, veniamo catapultati in un mondo che ci sembra di conoscere così bene – quello dell’essere umano – eppure, pagina dopo pagina, quelle poche certezze decadono inesorabilmente, di fronte ad un’analisi elegante e verace.
L’autore, l’illustre professore Alessandro Bertirotti, con la sua penna pungente, dipinge il quadro di un’umanità spesso dilaniata tra ciò che è e ciò che vuole apparire: per natura, noi uomini siamo socievoli, portati a costruire legami duraturi e ad intessere relazioni empatiche con i nostri simili. Ma la realtà di tutti i giorni, sovente, smentisce tali caratteristiche. Forse perché l’uomo del III millennio ha edificato il suo essere più sulla sabbia, che sulla roccia; ha preferito “vendersi” a dei cliché sociali di basso profilo, invece di aderire alla sua più profonda moralità.
“Il mosaico del buon senso” ci parla della fatica di essere uomini e donne veri in contrasto alla cultura dell’”effimero”, di rispondere alle nostre più intime necessità, dando la priorità ai fondanti valori della vita.
Veniamo, così, messi davanti a questioni “spinose”, di grandissima attualità: la sessualità, le emozioni, la condotta sociale, la famiglia, la politica… tutti temi largamente dibattuti e che conosciamo bene (o almeno così ci sembra!).
Ciò che più colpisce, in questo libro tanto breve quanto intenso, è quello che lascia dopo averlo letto: appena si termina un paragrafo, il lettore si sofferma a riflettere su quelle parole; è come costretto a fare i conti con la sua visione del mondo e perfino di se stesso, a mettere in gioco le sue credenze e – perché no – a riformularle alla luce di quanto appreso. Queste preziose pagine non lasciano indifferenti. Sicuramente, si potranno incontrare punti di vista diversi, ma un pubblico attento e curioso troverà molte chiavi di lettura, interessanti e profonde.
L’autore non vuole indorare la pillola: ci trasmette quanto siano importanti i legami familiari, quanto la scuola e le istituzioni debbano collaborare affinché si crei una società consapevole ed una nuova generazione libera, ma responsabile (e noi, oggi, sappiamo quanto sia essenziale avere dei punti di riferimento forti e stabili). Ci fa comprendere quanto sia fondamentale non solo saper godere dei momenti lieti che la vita ci offre, ma anche e soprattutto saper affrontare i momenti bui e dolorosi, perché   è proprio in quei frangenti che esce il meglio di una persona, con tutta la sua forza e capacità di risollevarsi (“Ci sono sofferenze che scavano nella persona come i buchi di un flauto, e la voce dello spirito ne esce melodiosa” – V. Brancati). Ci proietta in una dimensione fatta di connessioni cerebrali e di avvertimenti dati dal nostro cervello, perché le prime avvisaglie di sentimenti positivi o negativi provengono proprio dal nostro sistema neuronale. Ci sottolinea quanto sia vero il famoso motto “l’unione fa la forza”: in un mondo che sembra andare verso l’autodistruzione, la collaborazione e l’accettazione reciproca sono le chiavi di svolta per un futuro migliore. Ci mostra come ognuno di noi sia diverso, nella sua unicità, a partire dalla dicotomia uomo/donna, ma è da queste macro-differenze che si può costruire una società sì variegata, però sempre cooperativa ed integrata con le esigenze di ciascuno.
Ed insieme a queste realtà “favorevoli”, troviamo affiancate quelle più oscure e torbide, che spesso si annidano nell’animo umano: la tendenza di alcuni individui alla violenza, allo stupro, allo sfruttamento della prostituzione o alla pedofilia… Verità scomode e dolorose, che non vorremmo mai incontrare, ma che, ahinoi, fanno parte di questa intricata umanità.
In conclusione, dopo aver dato una personale opinione, che non vuole essere esaustiva, ma solo offrire piccoli flash, affinché altri si accostino a questa lettura, mi permetto di affermare che “Il mosaico del buon senso” è uno dei libri più difficili che abbia mai letto, non tanto nel registro stilistico o nel lessico utilizzati (anzi, da questo punto di vista, l’ho trovato molto comprensibile ed alla portata di tutti, anche di chi non ha dimestichezza con l’antropologia della mente – materia per eccellenza del nostro brillante autore): è difficile perché obbliga ad interrogarsi approfonditamente su importanti tematiche. E, si sa, mettersi in gioco non è mai cosa semplice. Perché se ne può uscire “sconfitti”. Ma credo che, in questo caso, non si tratti di sconfitta, quanto piuttosto di “arricchimento”: solo un lettore dalla mente aperta, con una buona dose di umiltà e voglia di intraprendere nuovi percorsi intellettuali, può accostarsi con piacere ed interesse all’illuminante “Il mosaico della mente”.

Chiara Serreli.




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